Massoneria e Spiritualità
Quando si parla dell’arte muratoria si tende a considerarla da varie angolature ma si tende a non considerare l’aspetto della spiritualità. Eppure l’origine dell’istituzione ha le sue radici nelle tradizioni mistiche di varie culture. Rosacroce, Sufi ed Alchimisti. Il fiume sotterraneo del misticismo da vita e forza a tutto il movimento, Questa forza e questa vitalità che la Muratorìa presenta tuttora , dopo varie centinaia di anni di attività alla luce del sole, è percepibile distintamente quando si entra in contatto con l’istituzione. Non dobbiamo però trascurare l’importante aspetto sociale e quello della solidarietà. Vari sono i livelli di approccio con cui si può interagire, L’uno fa appello alla coscienza religiosa più profonda dell’uomo mentre l’altro tocca più gli aspetti intellettuali e pratici dello spiritualità, spirito intuitivo più che discorsivo, mistico più che logico. In cosa consiste la spiritualità muratoria? Essa è l’arte di vedere nella propria natura essa indica la via che conduce dalla servitù alla libertà. Facendoci attingere direttamente alla fonte della vita, essa ci emancipa dai gioghi sotto i quali noi esseri finiti soffriamo in questo mondo. Possiamo dire che la muratoria libera tutte le energie naturalmente immagazzinate in ciascuno di noi le quali nelle circostanze normali sono contratte e deviate, tanto da non trovare un modo adeguato di espressione. Il nostro essere lo si può paragonare ad una batteria elettrica che racchiude, allo stato latente, un potere misterioso.
Quando non può agire in modo conveniente questo potere intristisce. Ciò che intendiamo per libertà è dar libero sfogo a tutti quegli impulsi creativi e benefici insiti nel nostro animo. In genere siamo ciechi di fronte al fatto che noi possediamo le facoltà necessarie per essere per essere felici e per amarci gli uni con gli altri. Ma quando la nube dell’ignoranza si dissipa si manifesta la nostra vera natura. La mente razionale non è in grado di percepire ciò, una facoltà più alta dell’intelletto deve cogliere la natura del proprio essere, esso infatti sembra esistere sulla linea di confine tra infinito e finito infatti l’intelletto non è in grado di risolvere i problemi che lui stesso crea. Per cui va messo da parte e bisogna ricorrere a qualcosa di più alto e di più luminoso. L’intelletto ha in se infatti una particolare qualità perturbatrice. La spiritualità massonica si esprime con gli emblemi. Un emblema è un insieme di simboli una costellazione che presi nell’insieme sviluppano un discorso completo; essi non si spiegano, ma si indicano soltanto, essi non usano circonvoluzioni e non generalizzano ma trattano sempre di fatti concreti e tangibili. -Tutte le manifestazioni o dimostrazioni esteriori non vannoÏ considerate in se stesse esse indicano solo la direzione lungo la quale si devono cercare i fatti.
L’istituzione non può essere oggetto di una analisi logica o di una esposizione intellettualistica. essa deve essere sperimentata da ciascuno direttamente e personalmente nel più profondo dello spirito.
Come due specchi senza macchia si riflettono a vicenda , così il fatto e il nostro spirito debbono stare l’uno di fronte all’altro senza che nulla si intrometta. E’ allora che si sarà capaci di cogliere il fatto nella sua realtà viva e vibrante. Prima di tale momento la libertà è una parola vuota.
La massoneria la si può considerare come una disciplina che mira alla costruzione del carattere, ma questo va inteso in senso più ampio di come lo si può intendere normalmente. Perchè la nostra vita ordinaria si svolge solo ai margini della personalità, Qualsiasi disciplina sarà comunque inefficace se non muove gli strati più profondi dell’anima.
Gli emblemi e la spiritualità massonica sono atti e simbologie molto più complessi di quanto non appaiono a prima vista l’intenzione non è di risultare incomprensibili, non vogliono confonderci; avendo la chiave di lettura sono di realizzazione immediata, ma finché non ci innalziamo all’altezza dei maestri che hanno ideato l’istituzione non possiamo ottenere la loro stessa visione della vita. L’essenziale infatti verrà espresso in modo nascosto e in parabole per mettervi alla prova.
La caratteristica particolare delle nostre simbologie è che esse diventano intelligibili dopo che si è passati attraverso lotte interne e la successiva ricostruzione perchè sono le esperienze dirette e personali ad essere evolutive, non un sapere raggiunto mediante analisi o comparazioni.
Dobbiamo preparare la nostra mente affinché impari ad essere recettiva. Sul piano psicologico si può dire che la ritualità libera energie in noi accumulate di cui in circostanze normali non siamo coscienti.
La mente umana è di solito è sommersa da pregiudizi intellettuali e detriti sentimentali di ogni specie. Utili nella vita di ogni i giorno, ma è a causa di questi aggregati che la nostra vita è spesso confusa e conflittuale. ma quando vogliamo uscirne, essi ci vincolano oscurando il nostro orizzonte spirituale. E’ come se vivessimo di continuo sotto costrizione, desideriamo profondamente la libertà ma sembra che non ci sia dato di raggiungerla. La simbologia con la sua essenzialità dimostra che comprendendola nel modo giusto ci libereremo dalla schiavitù. Ma la comprensione non è facile essendoci abituati da lungo tempo all’oppresione ci è difficile rimuovere l’inerzia mentale, essa ha messo radici profonde nel nostro essere tanto che è necessario sovvertire tutta la struttura della nostra personalità. La via della reintegrazione è cosparsa di lacrime e di sangue.
In un famoso testo buddista: il Sutra della causa e dell’effetto viene detto che solo un Buddha può capire un altro Buddha, perchè se la nostra vita soggettiva non si innalza allo stesso livello del Buddha, molti elementi costitutivi della sua vita interiore ci sfuggiranno
Ciò che viene conseguito nell’illuminazione non può essere trasmesso agli altri. Il contenuto dell’illuminazione fu spiegato dal Buddha come il Dharma che deve essere direttamente percepito al di la dai limiti del tempo e dello spazio, e che deve essere sperimentato personalmente ognuno da se. Ciò significava che il Dharma era l’oggetto di una intuizione che non si poteva raggiungere per via discorsiva.
Per intendere la verità dell’illuminazione si deve far agire un potere della mente diverso dall’intelletto, sempre che si possegga un tale potere.
Con la meditazione noi poniamo attenzione su di una verità filosofica o religiosa finchè la si comprenda completamente ed essa si incida nella coscienza più profonda. La meditazione si pratica in un posto tranquillo lontani dalla confusione e dal frastuono del mondo. E’ evidente che che nel Buddha la causa efficiente dell’illuminazione non fu la sua attività intellettuale ciò che egli sperimentò in questo punto fu troppo profondo troppo penetrante troppo vasto nei suoi effetti per essere pertinente alla mera logica. La soluzione intellettuale di un problema può essere soddisfacente ove lo sbarramento sia stato rimosso, ma non ha un carattere così radicale da investire la profondità della vita dell’anima. Possiamo affermare che la volontà è l’essenza dell’uomo e solo con questa egli è in grado di superare gli ostacoli posti dall’intelletto.
Quando si raggiunge l’illuminazione, la nostra visione raggiunge le profondità dell’essere per cui ne prendiamo coscienza nella sua realtà. Si ha l’esperienza di vedere noi stessi senza riflessione o interferenze sono sospesi confronti o giudizi non c’è un procedere passo per passo ora in un senso ora in un altro, la cosa viene vista e con ciò tutto ha termine senza che fosse necessario parlare, discutere o spiegare. Questa visione rappresenta qualcosa di completo in se stesso non conduce a qualcosa di altro dentro o fuori di qua o di la da essa. Così la esperienza di illuminazione non la si comprende se la si riferisce all’intelletto, perchè non fornisce mai una soluzione completa. L’esperienza psicologica dell’illuminazione scuote le profondità dell’essere, la reazione emotiva nel momento dell’illuminazione sarà proporzionale all’intensità di questo sentimento.
Maister Eckhart, il grande mistico tedesco, ha più volte parlato della visione delle cose in un solo pensiero quando scrive “l’occhio con cui vedo Dio è lo stesso occhio con cui Dio vede me. Il mio occhio e l’occhio di Dio sono un solo occhio e una sola visione e una sola conoscenza e un solo amore”. L’idea della inversione è ancor più chiaramente espressa da Jacob Bs¼hme con l’immagine dell’ “Occhio a visione circolare” col quale si percepisce Dio. Perciò l’illuminazione implica sia la volontà che l’intelletto. Un fatto intuitivo che nasce dalla volontà.
La volontà vuole conoscersi come è in se stessa, deve sorgere ad un certo punto una nuova visione al di la del circolo chiuso del ragionamento che dalla decadenza a dalla morte risale fino all’ignoranza e che partendo dall’ignoranza giunge fino al destino di decadenza e di morte. Questa è una strada chiusa.
Illuminazione è l’eliminazione dell’ignoranza e non è un atto dell’intelletto, bensì la trasformazione, il rimodellarsi dell’intero essere attraverso l’esercizio della facoltà più profondamente radicata e più fondamentalmente innata in ciascuno di noi – se l’illuminazione fosse un semplice vedere o intuire essa non avrebbe un potere catartico tale da neutralizzare completamente ogni passione e dare un senso di libertà perfetta. Semplici intuizioni non possono giungere sino alla radice della vita dissipando ogni dubbio e recidendo ogni vincolo di attaccamento, quando la nostra scienza non sia già ben preparata ad afferrare il Tutto nella sua totalità e secondo assoluta realtà.
Rituali iniziati e Tecniche...
Nell’arte muratoria, durante i lavori nel Tempio ci confrontiamo continuamente con delle raffigurazioni simboliche, queste raffigurazioni sono degli emblemi. Un emblema consiste in una costellazione di simboli che costituiscono un discorso articolato e complesso per indurre nell’adepto la comprensione di qualcosa di più grande della mente umana. Quando noi con l’aiuto dell’intuizione esploriamo un simbolo non facciamo altro che meditare nella accezione orientale, pratichiamo quello che gli indiani chiamerebbero “Dhyana”, atto in cui una concentrazione superficiale cede il passo ad un flusso costante di consapevolezza verso l’oggetto della meditazione. La successione degli eventi porta alla contemplazione dove c’è la completa fusione tra l’osservante, l’oggetto e l’atto stesso di osservare. Questo ci eleva al di sopra del normale stato di coscienza e ci permette di acquisire una conoscenza al di sopra della normale portata della mente umana. Possiamo paragonare questa situazione a quella della ricerca Zen, dove il cercatore cerca di capire che cosa e’ lo Zen, ma lo Zen non è acquisibile attraverso le parole, e può essere compreso solo dopo molto studio, molta pratica e l’esperienza esplosiva del “Satori” che è un pò come l’illuminazione sulla strada di “Damasco”.
Dunque l’adepto ha acquisito una conoscenza che non è esprimibile a parole anche se viene normalmente indicata come il “Verbo” “la Parola” “la Parola perduta”. Questa conoscenza non è ora comunicabile agli altri, perchè l’adepto si trova ad un livello diverso, e per poter comunicare questo segreto c’è la necessità che gli altri si elevino a questo livello acquisendo quella conoscenza, ma allora non è più necessario comunicarla perchè anche l’altro la conosce. Penso che sia utile ora definire che cosa sono le tecniche estatiche. Ogni cultura nelle varie epoche ha espresso: una religione, una cultura antropologica, e delle tecniche di liberazione, ad esempio il Buddismo ha prodotto il Lamaismo e lo Zen, l’Induismo lo Yoga e il Vedanta, l’Islam il Sufismo. Quest’ultimo nato in ambiente “Parsi” e Mazdeico è sopravvissuto alla conquista islamica e si è integrato in essa. Nel cristianesimo esiste un metodo estatico ed è l’Alchimia. L’Alchimia nasce da una evoluzione complessa da una felice sintesi della cultura Egizia con la cultura Neoplatonica e Pitagorea. L’Alchimia è stata una delle componenti fondamentali del movimento rosacrociano ed i rosacroce lo sono stati della Massoneria. Cosa persegue la tradizione alchemico-rosacrociana? Quello che perseguono tutte le tradizioni mistiche, la conoscenza assoluta, l’angelomorfosi dell’uomo ed il ritorno al Padre Celeste. In alchimia si parla di pietra filosofale, di trasmutazione dei metalli vili in oro, di acqua della vita, di polvere di proiezione, ma la materia prima che viene manipolata è sempre la stessa, “l’Uomo”. Quando nei libri di alchimia leggiamo ad esempio che l’operatore versa dello “spirito del sale” (acido cloridrico) sul piombo e sulla superficie del liquido si forma una stella bianca brillante che sembra tracciata col compasso noi potremo provare per secoli invano, ma nessuna stella si formerà mai sulla superficie di liquidi materiali. Mentre invece dopo aver praticato varie tecniche mistiche al nostro sguardo interiore apparirà una stella bianca brillante, che non è altro che una porta che ci condurrà nel mistico giardino della saggezza. Questa porta interiore è ben rappresentata nella tavola di primo grado come la stella che si trova alla sommità della scala dove la scala e la luce a forma di stella sottintendono un passaggio, un passaggio per la dimensione dello spirito. Le tecniche estatiche in alchimia e di conseguenza in massoneria, sono molto varie, e molti punti in comune hanno con lo Yoga, il sufismo e lo Zen, ma per ovvi motivi non ne possiamo parlare pubblicamente.
Che cosa si prova durante la pratica di queste tecniche? Per descrivere ciò dobbiamo prima di tutto stabilire dei punti di riferimento ed alcune cose sono fondamentali:
1) La fisiologia animico-spirituale dell’ uomo è grosso modo uguale per tutti. fatto salvo il diverso grado evolutivo.
2) La medesima esperienza spirituale può essere percepita in maniera diversa a seconda dell’ ambito culturale in cui ci troviamo.
3) La nostra coscienza di veglia interpreta l’esperienza spirituale che stiamo vivendo, ed infatti cerca di ricondurre ciò che percepiamo in una sorta di compromesso con esperienze sensorie e razionali consuete.
4) Noi sperimentiamo inizialmente archetipi, immagini mentali depositate nella nostra memoria collettiva
a) La prima sensazione che viene è la sensazione di pace e di tranquillità questo è il mare calmo della psiche ed è già una immagine archetipica, poi arriva la sensazione di luce, uso il termine “sensazione” per sottintendere che non si tratta di “visione” ma di “Percezione Animica”facciamo un bagno di luce ed anch’essa è associata ad emozioni che probabilmente veicola. La sensazione che si ha uscendo dal corpo può essere di due tipi, l’espansione od il tuffo, Il primo è una percezione piacevole di immaterialità corporea quasi che il corpo diventi come nebbia leggera, per cui la nostra coscienza si espande come conseguenza di della perdita di localizzazione fisica la sensazione è piacevolissima anche perchè Anima e mente perdono all’istante i loro vincoli fisici ed escono come una ondata di fluida e penetrantissima luce da ogni poro si percepisce anche l’interno degli oggetti circostanti.
b) La seconda è simile ad un tuffo dal trampolino con tanto di sensazione dell’attraversamento in profondità della massa d’acqua. Quest’ultima esperienza provocata dall’entrata in uno stato di animazione sospesa da proprio la sensazione di uno stacco del respiro e la sensazione che l’anima si apra come un unico occhio”. Bellissima sensazione prima il tuffarsi nelle profondità dell’io poi il riemergere slanciarsi in alto ed espandere la coscienza fino ad avere una visione sferica in ogni dimensione. Questa è già una iniziazione molto avanzata. C’è un’altro tipo di sensazione per quanto relativamente rara in cui si ha l’impressione che le suture del cranio si siano disgiunte dando passaggio alla sua anima che liberata da lunga oppressione, respirando finalmente a pieno, si slanciò gioiosa dilatandosi come la vela di una nave.
c) La terza sensazione è solo visiva infatti c’è la sospensione della percezione normale del mondo esterno, poi si percepisce una luce opalina diffusa, che poi divenne azzurrina diafana, luce alla quale successe una sensazione di completa oscurità (il “nero” ermetico?). Dopo un certo tempo, si manifesta di colpo una visione di un’enorme turbine di fiamme che investe l’adepto. Il senso di identità non è più limitato da un corpo ma si ha la sensazione che abbracci tutti gli atomi circostanti. chi ha sperimentato queste sensazioni riferisce di aver Conosciuto il centro dell’empireo, quale punto di percezione intuitiva all’interno del cuore. Uno splendore irradiante che sorge dal proprio nucleo e si estende su ogni parte della struttura universale. >> l’anima si schiude in seguito, alla sua liberazione, acquista una possanza completa, una più grande espansione. Diceva Pitagora: >. Per questo che c’è una analogia così stretta fra i termini greci che significano <Morire> e <Iniziare> (Teleutan e telein), e c’è il gioco dell’ambivalenza tra morte fisica e morte iniziatica. Ma ogni volta c’è intensa consapevolezza che mai prima di allora ci si sia sentiti completamente vivi. L’iniziazione oltre a vedere diversi se stessi fa vedere diversi anche gli altri, gli iniziati intendo. La vista dell’aurea altrui in forma completa può dare l’impressione di una grande fiamma.
Il grado di Maestro
Nelle tradizioni antiche ogni popolo, ogni religione ogni confraternita, ha delle entità che guidano e proteggono l’evoluzione della tradizione. Nella tradizione sabea ad esempio esistono i “Veglianti” che guidano il popolo prescelto dal divino e vegliano sulla loro uniformità alla tradizione. Lo stesso dicasi per la tradizione ebraica dove degli angeli vegliano sull’umanità dal monte Tabor. Nella tradizione islamica il pellegrinaggio fatto a La Mecca comporta una cerimonia obbligatoria che consiste in dei giri rituali attorno alla Kaaba, la “Pietra Nera”, una genuflessione e un atto di adorazione al Signore. Questa cerimonia, racconta il Corano, veniva praticata dall’origine dei tempi dagli angeli e i mussulmani la praticano ora continuamente perchè questa cerimonia non deve essere fermata, pena gravi pericoli per tutti i buoni. In oriente, dove si crede che l’essere umano dopo un molteplice ciclo di nascite e di morti possa raggiungere un livello di evoluzione spirituale che lo collochi in uno stato quasi divino, è presente la tradizione maestri di grande levatura spirituale che dopo aver terminato il ciclo delle esistenze scelgono di non ricongiungersi con l’assoluto ma di rimanere sulla terra materialmente presenti ed in luoghi appartati per aiutare l’umanità nella sua evoluzione. Nel Tibet il monaco che riceve l’iniziazione fa un solenne giuramento che lo impegna per l’eternità nel momento in cui dovesse raggiungere la liberazione dalla catena delle esistenze egli non si tufferà nel Nirvana ma rinascerà finchè ogni essere vivente non abbia raggiunto a sua volta il Nirvana.
Secondo la tradizione tibetana, l’emanazione divina al momento della creazione si è divisa in sette raggi diversi, per cui tutto il creato è diviso in sette categorie diverse, anche l’umanità, ogni uomo ha perciò un suo sentiero per l’evoluzione spirituale; al vertice di questo sentiero ci sono sette maestri che hanno raggiunto il più alto livello evolutivo. Questa gerarchia spirituale aiuta l’umanità a crescere ognuno secondo le caratteristiche che gli sono peculiari influenzandoli al livello sottile. Nella tradizione indiana “Vedanta” le cose sono leggermente diverse perchè i raggi sono dodici ognuna con la sua gerarchia con a capo un maestro ma i dodici sono raggruppati a gruppi di tre con a capo quattro patriarchi che ha superato il livello umano e quello angelico, fino al punto, da essere una emanazione divina. Shankara che è considerato il Cristo indiano riformò la religione indiana inventando l’Induismo, l’ordine dei monaci “Swami”, lo Yoga e il Vedanta anche se le ultime due sono attribuite a due suoi discepoli. In particolare divise gli Swami in dodici rami e replicando la gerarchia celeste costruì quattro monasteri ai punti cardinali dell’India con a capo quattro patriarchi a cui prescrisse che si dovevano tributare gli stessi onori dei loro omologhi divini. Chiunque avesse intrapreso il sentiero iniziatici sarebbe dovuto entrare nel ramo dell’ordine che gli era affine e solo in quello. Ogni asceta man mano che progredisce sa di avere già un percorso prestabilito.
Questi concetti presenti nella tradizione indiana e tibetana arrivano a noi attraverso la simbologia mitriaca egizia e Sufi, ma anche dalla traduzione di testi indiani trascritti in arabo. Quindi riassumendo abbiamo una tradizione indiana, una tibetana, un’egizia, un’ebraica, una sabea, un’islamica, che concordemente ci racconta che dei maestri superiori più o meno incarnati, guidano i destini dell’umanità, a vari livelli di evoluzione. Ma come arrivano in Europa queste idee? Arrivano veicolate dalle tradizioni mistiche ed iniziatiche: la tradizione greco-alessandrina, la Kabalah ebraica, lo gnosticismo, ed il misticismo Sufi. Le strade sono varie, inizialmente ci sono gli scambi commerciali con l’impero ottomano, che adottava una politica di liberalismo religioso dovendo far coesistere popoli e religioni diverse. Successivamente le crociate iniziarono una trasformazione che doveva proseguire inarrestabile, l’entrata in contatto dei crociati con i religiosi islamici di Gerusalemme e non solo con loro, ma anche con gli Ebrei orientali avrebbe fornito gli strumenti per uno scambio fruttuoso per tutti, del resto l’influenza dei corti moresche in Spagna dove circolavano liberamente saggi cristiani, arabi, persiani, ebrei, avrebbe fornito la base per la mistica cristiana di Ramon Lullo o di Teresa d’Avila. Il sincretismo che ne deriverà prenderà un nome arabo “Al Chimia” semplicemente “La Chimica”. In Europa si comincia a parlare di Alchimia tanto, che persino padri della chiesa si sentono obbligati a scrivere sull’argomento, vedi San Tommaso d’Aquino e il già citato Lullo.
Il rinascimento farà da cassa di risonanza, Marsilio Ficino tradurrà i testi orientali ed alchemici, ma solo con Lutero si avrà un liberalismo religioso al punto che sì la diffusione di massa dell’Alchimia e la riorganizzazione delle varie confraternite iniziatiche. Ognuna vantando superiori occulti. Tra le varie confraternite fiorite in Germania ce n’era una molto antica che avrebbe avuto nel corso degli anni successivi una storia molto intensa, la Massoneria; in realtà non si chiamava ancora così ma da quello che ci dice il filosofo Lessing si chiamava semplicemente Mens dal vocabolo latino e tedesco che significa solo tavola o persone intorno ad un tavolo, il termine successivo inglese masons sarebbe una corruzione del nome originale da errata pronuncia. In questo cenacolo di alchimisti e di costruttori sarebbero nati vari movimenti tra cui il più importante è il movimento rosacrociano. La gran vitalità di questa confraternita era di rigenerarsi continuamente innestando nuovi germogli sul tronco iniziale, ma con la chiusura dell’esperienza rosacrociana, il movimento sentiva probabilmente esaurita la missione perciò fu deciso di uscire all’esterno. La nazione scelta per quest’operazione fu L’Inghilterra che si era guadagnata fama di nazione tollerante e liberale. I cenacoli si riunivano da secoli nelle taverne in giorni stabiliti, ma nel 1717 quattro logge si riunirono e proclamarono la fondazione di una Gran Loggia Unita.
Il fatto in sè apparentemente di scarsa rilevanza doveva incidere in seguito sui destini delle nazioni. Dandosi connotazioni spiritualistiche ed iniziatiche, la massoneria avrebbe dovuto far riferimento ad entità spirituali che avrebbero guidato l’Ordine, invece su quest’argomento fu mantenuto un assoluto riserbo in terra d’Albione. Questa tradizione è ripresa da Francis Bacon nel suo “Nuova Atlantide” in cui allude a una misteriosa isola in cui un popolo molto evoluto spiritualmente mandava di volta in volta degli emissari in Europa per suggerire a persone prescelte delle scoperte per far evolvere l’umanità. E diffondevano il segreto della ìpolvere di proiezione”. Ben diversa è la situazione sul continente, nel 1746 viene fondata la massoneria in Francia e di superiori incogniti si parlerà troppo ed a sproposito. La leggenda di cui gli occultisti avevano fornito lo schema fu sfruttata dal punto di vista puramente massonico dai differenti Sistemi “templari” che nacquero in Germania nell’ultimo terzo del XVIII secolo, ma tutti questi Riti conservarono non di meno un concetto specificamente ermetico, quello del Superiore Incognito. Un principio universalmente ammesso dagli adepti da almeno tre secoli era, infatti, che l’arte della trasmutazione era integralmente conosciuta soltanto da alcuni Saggi che se ne trasmettevano gli enunciati dai tempi più remoti. Per non esporsi alle persecuzioni degli uomini cupidi e dei potenti di questo mondo, che avrebbero tentato di strappargli i loro segreti per soddisfare le loro passioni, questi Saggi si dissimularono in un’ombra impenetrabile ma, per incoraggiare nelle loro ricerche gli adepti meritevoli, facevano pubblicare per loro dei trattati allegorici o indirizzavano loro, di volta in volta, degli emissari che andavano di paese in paese, di città in città, rendevano visita inopinatamente agli alchimisti isolati, comunicavano loro istruzioni, talvolta distribuivano loro qualche particella della pietra filosofale, poi sparivano misteriosamente come erano venuti. Si citavano nel XVII secolo tra questi inviati autori di trattati ermetici celebri come il Cosmopolita, Sendivogius e il Filalete e, nella stessa epoca, la leggenda rosacrociana parlava di Superiori anonimi che formavano un consiglio supremo che contava nove membri. Il mistero di cui si velarono le persone e l’attività dei Superiori supremi si giustificava solo con il motivo che invocavano gli alchimisti, quindi i Massoni Templari, che si occupavano soltanto in via accessoria delle scienze occulte, furono molto imbarazzati ogni volta che cercarono di determinare quali potessero essere questi capi enigmatici di cui la Massoneria aveva fino allora parlato e quale scopo perseguivano. La fede nell’esistenza del Superiore Incognito condusse i Sistemi templari tedeschi e svedesi a immaginare una nuova favola, di cui, come vedremo, restarono a lungo invischiati. Perchè dei gruppi massonici sedicenti Rosa-Croce cercarono di assicurarsi l’influenza su tutta la Massoneria scozzese rettificata pubblicando un apocrifo conosciuto dai Massoni sotto il nome di “Testamento di de Molay”,
titolo evocante il ricordo del testamento di Christian Rosenkreutz, che giocava un ruolo importante nella storia della setta, ed inoltre numerosi quaderni dei gradi templari che compongono un Sistema che datava dal 1775 e di cui gli autori erano evidentemente degli pseudo rosa-croce. Nel XXI secolo è opportuno lasciar scivolare nell’oblio i superiori incogniti vittima di eccessiva sovraesposizione nei secoli passati, e frequentemente agitati con motivazioni non troppo limpide, e nell’ambito dei giochi di potere.