Il grado di Apprendista
Il Primo grado: Apprendista
In Massoneria, possiamo affermare che il terzo grado è egizio, che il secondo grado è
ermetico, ma possiamo anche dire con certezza che il primo grado è pitagoreo:
andiamo ad esaminarlo.
Varie cose contraddistinguono il grado di apprendista:
1) l’essere liberi
2) il silenzio
3) il labirinto
4) la luce
5) la scala
L’essere liberi
ei tempi antichi quando la massoneria era solo una corporazione di scalpellini e di costruttori di cattedrali medievali, al tempo del feudalesimo, esistevano i servi della gleba che erano contadini pressoché in stato di schiavitù, legati alla terra di cui il feudatario era proprietario. Essi non erano padroni del loro destino, ne potevano allontanarsi dal territorio. Coloro che facevano parte delle corporazioni erano invece liberi e padroni di se stessi. Tra le varie corporazioni poi, quella degli artigiani della pietra era la più privilegiata ed all’interno di questa corporazione c’era la massima libertà di viaggiare, spostandosi a piacimento nel mondo allora conosciuto dovunque vi fosse una cattedrale da costruire. Non era facile entrare nella corporazione ed i membri avevano ideato una serie di segni e di parole che servivano a riconoscersi tra di loro. Avevano inoltre elaborato un linguaggio, un Argot, che permetteva di intendersi anche parlando lingue diverse. Tutto ciò per evitare che estranei entrassero senza averne i requisiti. Era fondamentale dunque che coloro che entravano nella corporazione non fossero schiavi della gleba, perché costoro non appartenevano a se stessi, ma al feudatario.
Oggi noi siamo muratori speculativi e questi concetti li applichiamo soltanto alla morale ed allo spirito.
Quando qualcuno é prigioniero diciamo che è in cattività. Il popolo ebraico ad esempio subì la cattività a Babilonia, il termine deriva dal latino “Captivus” che significa prigioniero, Con il cristianesimo i padri della chiesa cominciarono ad usare questo termine per indicare quelli che erano schiavi del male per questo ancora adesso noi diciamo che chi compie azioni malvage é cattivo. cioè non é libero.
Noi siamo liberi finché l’inclinazione verso il bene non è ostacolata da condizionamenti di sorta o da vizi dell’animo. Entrando nell’istituzione da uomini liberi continueremo a lavorare su noi stessi perfezionando il nostro essere fino ad essere la pietra levigata con cui l’artefice edificherà un tempio dello spirito.
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Il silenzio
Nei tempi antichi per poter essere ammessi alle iniziazioni pitagoree bisognava osservare il silenzio per circa un anno, sia all’interno del tempio sia fuori nella vita profana. Oggi l’apprendista non ha una regola così stretta anche se conserva il divieto di parlare in loggia. Il silenzio serve a riportarci all’interno di noi a riflettere, a fare quellà che veniva definita la meditazione silenziosa.
Nei tempi antichi in Egitto all’ingresso di ogni tempio e spesso all’interno, accanto alla statua principale, veniva raffigurato un giovane nell’attitudine di portare il dito alle labbra. Questi era Arpocrate il dio del silenzio. Esso stava ad indicare come afferma Plutarco che gli uomini che conoscono gli Dei, non dovevano parlarne temerariamente. Per questo motivo era collocato nei templi. L’attitudine dello speciale suo gesto, lo fa distinguere da tutti gli altri dei dell’Egitto, con i quali aveva qualche similitudine nei segni che l’accompagnano. Per alcune comunanze di sintomi è stato spesso confuso con Horus. Gli Egizi dicevano che Arpocrate era l’altro figlio di Iside e Osiride ma forse la frase era da prendere in senso simbolico. Questo dio aveva degli attributi, dei simboli e questi erano: il cane il gufo e il serpente. Il cane era simbolo di fedeltà, il gufo di saggezza e di sapienza perché vede nel buio, ed il serpente, oltre che di prudenza era anche simbolo della conoscenza segreta. Spesso
Arpocrate era raffigurato da solo ma con raggi intorno alla testa, simbolo di divinità e di conoscenza realizzata. Essendo il dio del segreto, era anche dio della saggezza e della conoscenza esoterica. Frequentemente era raffigurato sul fiore di loto e, con il corno dell’abbondanza come risultato della grande opera compiuta. Plutarco diceva che, benché fosse situato all’ingresso dei templi il suo messaggio era rivolto solo agli iniziati non al volgo, tanto che l’identità della stessa divinità era ignota.
L’apprendista che si avvia a conoscere i segreti, viene virtualmente identificato con Arpocrate stesso.
Il labirinto
La terza caratteristica che contraddistingue il grado di apprendista è il labirinto. Esso è essenzialmente un intersecarsi di vie, alcune senza uscita e in cui si tratta di scoprire la via che conduce al centro. Allegoria del cammino iniziatico e dei suoi pericoli, esso era tracciato sul pavimento delle cattedrali gotiche anche se in seguito perdendosene il significato lo si è usato anche nelle chiese più tarde. Il labirinto è una catena esoterica, fatta d’incisioni, bassorilievi, sculture, che agli occhi profani sono semplicemente ornamenti. Tutto ciò costituiva una sorta di mappa del tesoro, le cui regole assomigliano un poco a quelle del popolare gioco dell’oca dove i «giocatori» camminavano seguendo una spirale tracciata nei secoli, una Via Lattea, e dove ogni casella in più da percorrere, una prova da superare prima di arrivare al Centro dove dimora l’Essere Eterno. Contemporaneamente il massone medievale percorreva un percorso simile, questa volta sul territorio, un percorso che si dipanava sulla carta geografica nelle località dove era situata una cattedrale e, di cattedrale in cattedrale, imparava sempre nuovi segreti ma sempre con la doppia valenza costruttiva e mistica.
Non a caso, ad esempio, se noi segnano su di una cartina i punti dove sono collocate le cattedrali gotiche, abbiamo il disegno della costellazione della Vergine e non è un caso che tutte le cattedrali si chiamino Notre Dame (Nostra Signora). Il percorso in loggia, sia quello che si fa abitualmente durante le tornate, sia e specialmente quello che si fa durante l’iniziazione è il percorso di un labirinto. Innanzi tutto il candidato compie tre giri all’interno della loggia, ripassando tre volte per gli stessi passi. Il candidato è bendato, per simbololeggiare sia l’oscurità materiale sia spirituale, perché egli in questo momento è come se si trovasse negli inferi o nell’interno della Grande Piramide, quella di Cheope. Egli non vede nulla ma può udire, avanza a tastoni incespicando, ma sorretto dalla sua guida. Il candidato parte da occidente che rappresenta la realtà materiale la sicurezza quotidiana delle cose consuete, e si avventura nelle tenebre, come nella foresta oscura di Dante e Virgilio, alla ricerca del ramoscello d’oro, che è il ramo di acacia che gli permetterà, come Ulisse di entrare negli inferi, viaggiando verso nord il viaggio si concluderà alla fine del labirinto a oriente al sorgere del sole della luce iniziatica, davanti al Volume della Legge Sacra.
La luce
Il polo della luce è mezzogiorno, che è in senso simbolico “l’istante immobile, l’ora dell’ispirazione divina, l’intensità luminosa al cospetto di Dio (San Bernardo di Chiaravalle) La celebre “Tavola di Smeraldo” attribuita ad Ermete Trismegisto o forse ad Apollonio di Tiana, descrive la creazione del mondo in questi termini: << la prima cosa che apparve fu la luce della parola di Dio. Essa dette la nascita all’azione, l’azione al movimento e questo al calore>>. Nei primi secoli della chiesa il battesimo si chiamava illuminazione, lo dice lo Pseudo Dionigi l’Areopagita. La luce è simbolo patristico del mondo celeste e dell’eternità. Alla morte materiale le anime separate dal corpo saranno, secondo San Bernardo, sprofondate in un’oceano immenso di luce eterna e di eternità luminosa Il neofita con gli occhi finalmente scoperti è abbagliato dal chiarore della luce improvvisa, simbolo della “altra luce”. Scrive Saint Martin: <<La luce del vero sole deve essere percepita senza rifrazione, cioè senza intermediario deformante, per intuizione diretta: tale è il carattere dell’illuminazione iniziatica. Questa conoscenza immediata, che è come la luce solare si contrappone alla luce lunare che, essendo riflessa, raffigura la conoscenza discorsiva e razionale>>.
Inoltre la posizione dell’apprendista, nell’angolo nord-est della loggia è fortemente simbolica, essa infatti e la posizione meno illuminata, ma è anche la posizione del sole prima di sorgere essa allude alla grande potenzialità in cui si trova l’iniziato.
La scala diritta
Nella Divina Commedia L’Alighieri dice:
“…di color d’oro in che raggio trasluce/
vid’io uno scaleo eretto in suso/
tanto,che nol seguiva la mia luce/
vidi anche per li gradi scender giuso/
tali splendor, ch’io pensai ch’ogni lume/
che par nel ciel quindi fosse diffuso”
(Dante, Paradiso,XXI,28-34)
La scala è il tramite tra la terra e il cielo. Può essere raffigurata in due maniere diverse: a scalinata come quella di Giacobbe e di Dante, oppure a sette pioli che è una immagine ancora più diretta. Come simbolo in questo caso è di sette metalli diversi, secondo la tradizione alchemico/mitriaca/pitagorea.
Racconta ad esempio Origene che nel mitraismo veniva raffigurata durante le iniziazioni, una scala con sette gradini di metalli vari. Quali erano questi metalli: il primo era di piombo e corrispondeva a Saturno ed al cielo del pianeta. Il secondo di stagno e corrispondeva Venere ed al suo cielo. Il terzo di bronzo che corrispondeva a Giove. Il quarto di ferro per Mercurio. Il quinto di lega per monete per Marte. Il sesto di argento per la luna. Il settimo di oro per il Sole. (Origene, contra Celsum, 6,22). Stranamente i metalli non corrispondono alla tradizione medievale.
Nella tradizione, l’ascesa dalla terra al cielo avviene attraverso sette stadi cosmici che sono le sette sfere planetarie, che poi sono sette gradi di iniziazione. Il passaggio avviene in una successione di stadi spirituali in cui gli scalini segnano la gerarchia e che vengono rappresentati come gli angeli sulla scala di Giacobbe.
Sant’Isacco il siriaco diceva parlando del regno dei cieli, che “la scala di questo regno è nascosta dentro di te, nella tua anima, liberati dunque dal peccato e scoprirai i gradini per salire” Raimondo Lullo mistico del XVI secolo diceva che la scala è enciclopedica e l’uomo partendo dai minerali, arriva fino a Dio. Questa ascensionale sottintende una gerarchia che partendo dalla condizione umana si conclude con uno stato angelico.
Il libro egizio dei morti parla di una scala che permette di vedere gli dei, questo concetto era talmente diffuso che sono stati trovati nelle tombe numerosi amuleti a forma di scala. Negli inni scritti sulle bende dei faraoni defunti possiamo leggere frasi di questo tipo: “ È costruita per me la scala per vedere gli dei “ e spesso negli affreschi veniva raffigurata l’anima del defunto che sale una scala di sette o nove gradini. oppure raffiguravano una barca che al posto della vela aveva una scala simbolo della definitiva ascesa dell’anima.
Il quadro di Loggia
Il quadro di loggia è quel quadro che viene scoperto nel momento in cui si apre la loggia, viene chiamato anche tavola di tracciamento e cambia a seconda del grado in cui si lavora. Oggi noi abbiamo il quadro già fatto, ma anticamente esso veniva disegnato di volta in volta, e distrutto alla fine dei lavori, come fanno ancora oggi i monaci nel Tibet con i “Mandala”, che vengono disegnati secondo un complesso rituale con polveri colorate, operazione che a volte può richiedere mesi e poi viene cancellato immediatamente dopo averlo finito. Le tavole di tracciamento utilizzate dalla maggioranza delle logge al giorno d’oggi risalgono a quelle progettate dalla “Emulation Lodge of Improvement” attorno al 1846 e a quelle pubblicate tre anni dopo dal celebre John Harris, miniaturista e disegnatore di soggetti architettonici, che venne iniziato nel 1818 e che cinque anni dopo pubblicò delle serie di disegni di tavole di tracciamento. Si ricorreva a miniaturisti perché bisognava condensare in uno spazio ristretto la maggior parte di immagini possibili con il maggior numero di particolari, a volte appena percepibili dall’occhio umano.
Nella tavola di loggia sono raccolti grandi segreti perché essa è un “Emblema” cioè un insieme, una costellazione di simboli che serve ad indurre nell’adepto uno stato d’animo particolare che gli permette di acquisire in maniera “pre-logica” ed immediata una serie di idee, sperimentandole non razionalmente ma con tutto il proprio essere. Deve realizzare insomma una specie di “Satori” come direbbero coloro che praticano lo Zen o una illuminazione sulla strada di Damasco come direbbero i cristiani. Nella tavola di loggia c’è la quintessenza del rituale. Quando dalla massoneria “Emulation” gemmarono o degenerarono le altre massonerie (Rito scozzese, Rettificato, Svedese ) “persero per strada” le tavole di loggia. Esse svilupparono altre tavole di “fantasia”e nacquero quindi senz’anima.
Prendiamo dunque il quadro di loggia di primo grado. Osserviamolo, cosa troviamo davanti a noi? Vediamo una scala, sulla scala notiamo tre persone: una figura femminile seduta sui primi gradini della scala, una donna in piedi al centro della scala con in mano una ancora, un personaggio ieratico seduto sull’ultimo gradino con una lunga barba bianca e due fanciulli davanti a lui. Poi ancora una stella, il sole e la luna, e sette stelle.
La figura femminile ai piedi della scala
Questa è la nostra sorella mistica, il nostro alter ego, la nostra Beatrice una vergine che ci guida nel paradiso. La “sorella” é collocata all’inizio della scala perché per cominciare il percorso in salita bisogna prima reintegrare e riunificare tutte le componenti animiche dell’essere. Essa non è altro che la proiezione di componenti interiori di cui non siamo normalmente coscienti (come nel caso della Beatrice di Dante). L’anima, di genere femminile è una figura che compensa e completa la coscienza maschile. Possiamo affermare che per certi versi questa figura è già un guardiano della soglia.
La donna con l’ancora
L’ancora è simbolo di fermezza e rappresenta la parte stabile del nostro essere, quella che ci permette di mantenere la calma di fronte all’erompere delle sensazioni e delle emozioni forti, che troveremo sul nostro cammino. Essa ci ricorda con o senza il delfino, che ad essa è associato, il motto di Augusto <<Festina lente>> (affrettati lentamente), che deve essere sempre di riferimento a chi intraprende il cammino iniziatico. L’ancora è simbolo di speranza nelle difficoltà della vita. S.Paolo nell’Epistola agli Ebrei (6,19) dice:
<< -questa speranza la manterremo come un’ancora solida e ferma nella nostra anima>>. La forma dell’ancora poi, ricorda nella parte superiore una croce e questo sottintende un simbolo mistico rosacruciano in cui l’ancora è sinonimo del Cristo.
Nei graffiti protocristiani la forma dell’ancora, che per la sua base navicolare ricorda un natante di profilo (un poco stilizzato), era raffigurata come una barchetta in cui l’asse con il suo braccio trasversale somiglia all’albero dove va la vela anche questo come simbolo del Cristo. Il simbolo si riconnette al simbolo dell’imbarcazione il quale fa da tramite presso tutti i popoli tra questo mondo e l’aldilà.
Il vecchio con i due pargoli
Questa figura rappresenta Saturno, non il Saturno romano ma quello greco, indoiranico e Mitriaco. Il simbolo della giustizia ed il completamento del ciclo cosmico.
Per gli ermetisti è il piombo, e l’opera al nero, la prima parte della operazione alchemica che tradizionalmente si associa al grado di apprendista. In astrologia la sua influenza è vista come negativa ma non dobbiamo dimenticare che ciò che è negativo per il profano è positivo per noi iniziati dove la sua influenza induce la capacità di penetrazione grazie ai grandi sforzi meditati e corrisponde alla fedeltà, alla costanza, alla scienza, alla spiritualità, e ci porta al mondo ultraterreno. Per Raimondo Lullo tutte le immagini a cui è associato il pianeta indicano una funzione di separazione,
una fine e insieme un inizio, un arresto del ciclo e l’inizio del ciclo successivo. Nel mitraismo Saturno, era il grado più alto dei misteri iniziatici era quindi rappresentato nel tempio dal sacerdote ed era il tramite tra il mondo materiale ed il mondo degli dei.
Come si inserisce nella nostra tradizione? La risposta e semplice perché ci deriva dalla tradizione rosacruciana leggendo ad esempio le nozze chimiche di K.
Rosenkreuz sappiamo che lo sposo e la sposa con la loro unione e morte danno origine a due pargoli che saranno i nuovi regnanti. L’opera è compiuta dai vari adepti, seguiti e guidati in questo, da una vergine e da un vegliardo. Come si può vedere è sempre più evidente la natura ermetica del nostro lavoro e dopo aver rigenerato il re e la regina, proseguiamo oltre.
Il Sole e la Luna
Il sole e la luna significano molte cose: prima di tutto sono simbolo di Iside e Osiride, del principio maschile e femminile. La Luna simboleggia la vita soggetta al divenire, contemporaneamente è simbolo di tutte le divinità ctonie. Il sole invece rappresenta tutte le forze e le divinità della luce, è un simbolo assoluto in quanto può essere sia benefico che distruttore (siccità, arsura, desertificazione). I due luminari sono entrambi simboli dello scorrere del tempo. Nella tavola di smeraldo si dice “Il sole ne è il padre, la Luna la madre”. Naturalmente si parla del Mercurio ermafrodito, la materia prima e la conclusione dell’opera alchemica, è il cinabro, la droga dell’immortalità che ringiovanisce il corpo e lo rende luminoso come il sole. Simbolo
della nascita e della rigenerazione perpetua, come la Fenice. Nel Tantrismo Shiva e Shakti corrispondono a sole e luna e tutte le operazioni mirano allo stesso scopo unendo la due divinità con la sua energia dinamica. Ma il simbolo principale che dobbiamo cogliere è che trovandoci davanti i due luminari, noi dobbiamo conciliare i due opposti combinando ciò che cresce con ciò che cala. Conciliando i due principi, unendo gli opposti noi otteniamo, l’attimo immobile al di fuori del tempo e dello spazio, quella condizione che esisteva prima dell’universo dove è pura coscienza cosmica.
La scala finisce in una stella a cinque punte
Questa è la porta vera e propria, ora abbiamo raggiunto l’alto livello di evoluzione che ci permette di uscire dal quadro e passare al livello successivo. Questa è la stella dei filosofi che appare nel momento in cui la prima parte dell’opera è conclusa. Gli antichi ermetisti dicevano che essa appariva sulla superficie del piombo dopo che questo era stato trattato correttamente. Questa è una esperienza interiore che noi vediamo ora con lo sguardo interno e che possiamo attraversare. Non è solo una semplice esperienza intellettuale ma è una esperienza coinvolgente che vivremo con tutto il nostro essere.
Le sette stelle
Queste sono i sette centri spinali ed i sette templi interiori. Nell’Apocalisse,che lob ricordiamo significa “Rivelazione” ed ha molto poco a che vedere con la fine dei giorni,.sono nominate sette chiese, sette candelabri d’oro, e Cristo tiene in mano sette stelle (Ap. 1,16-20; 2,1; 3,1). Ricordiamo la scala a sette gradini di cui abbiamo già parlato. Sono le sette fasi dell’evoluzione spirituale dell’uomo. Sono anche i sette gradi intermedi che sono collocati tra la porta della stella a cinque punte e quella della stella fiammeggiante, di cui molti autori hanno parlato solo di sfuggita. È la gemma della coscienza cosmica, ed anche la candida rosa che si trova al centro della croce (quella con i quattro bracci uguali).
Le tre colonne
Per completezza vediamo adesso i punti del quadro di loggia che abbiamo fin qui trascurato: le tre colonne,il pavimento a scacchi, le pietre grezza e lavorata,i due progetti.
Al centro della tavola di loggia ci sono tre colonne. Gli stili sono i tre canonici Dorico Ionico Corinzio, sulla loro sommità ci sono tre personaggi essi sono Re Salomone, Hiram Re di Tiro ed Hiram Abif: i tre pilastri dell’arte muratoria ed i suoi numi tutelari.
Il pavimento a scacchi rappresenta la vita umana con i suoi lati positivi e negativi, il bene ed il male. I due colori del pavimento ci dicono che dobbiamo ricevere il bene che ci viene nella vita con gratitudine, e il male con pazienza e sopportazione. La pietra grezza rappresenta la materia prima del nostro essere e la pietra lavorata é quello che noi otteniamo lavorando su noi stessi con pazienza diligenza e silenzio, imparando a dominare noi stessi ed esercitando la virtù dell’auto-controllo con noi stessi e con gli altri. Nel quadro vediamo due progetti, uno sul pavimento e l’altro sull’altare. Quello sul pavimento rappresenta la nostra individualità ed il libero arbitrio, perché se l’essere umano deve sottomettersi con pazienza alla volontà divina questo non significa che che deve essere passivo. L’uomo deve con la volontà indomabile incidere anche sul destino. Per fare una similitudine: se ci troviamo in un fiume con una corrente impetuosa possiamo fare due cose o lasciarci trascinare dalla corrente ed andare dove essa ci porta, oppure nuotare con forza, faticando ma andando dove noi vogliamo andare, anche contro corrente. I disegni ed i progetti che vediamo sull’altare, sono invece il piano divino, a cui noi fratelli ci sforziamo di contribuire perché anche con l’esempio delle buone virtù e con azioni compiute senza motivazione egoistica ma per il retto agire mettiamo in movimento delle dinamiche
che portano a far evolvere il piano divino, in modo che il nostro agire sia un canale attraverso cui si manifesta la divina azione. L’ulivella simboleggia la speranza perché anche la pietra, più pesante può essere sollevata dal suo interno: anche l’uomo più materiale può salire nello spirito.
Se ora ci chiedessimo in che posizione ci troviamo noi nel tempio la risposta sarebbe semplice, perchè ce lo dice il rituale, siamo nel portico o ingresso tra le due colonne, non siamo ancora dentro al tempio vero e proprio.
Il grado di Compagno
Il Secondo Grado: Compagno
Possiamo affermare senza ombra di dubbio che se il terzo grado é egizio come conformazione il secondo grado è alchimistico nel suo taglio greco-alessandrino.
Da rituale sappiamo che le chiavi del grado sono la spiga e la sorgente o cascata.
La spiga è un grande simbolo è la vita stessa, era l’emblema di Osiride, il dio morto e resuscitato e rappresentava nell’antico Egitto il ciclo della morte e della rinascita.
La spiga contiene il grano nella doppia veste come simbolo che nutre e che muore e rinasce. Qui si inserisce la tradizione Eleusina, in cui, nel secondo grado, con l’offerta a Demetra si onorava la dea simbolo di fecondità e iniziatrice ai misteri della vita.
Scriveva Esiodo: “Pregate Zeus infernale e la pura Demetra di rendere pesante il grano maturo ….Così le vostre spighe nel momento della loro pienezza inclineranno verso terra”, ritornando alla terra saranno promessa di altre spighe. Dimenticati Dioniso Demetra e Osiride nel Medio Evo il grano divenne il simbolo del Cristo perché discese negli inferi e risorse.
“In verità vi dico, se il granello di frumento, cadendo a terra non muore,rimane solo; ma se muore porta tanti frutti” (Giov. XII,24) Il massone deve fare suo questo simbolo perché come il grano deve dare il frutto della generosità.
La sorgente
In tutte le tradizioni la sorgente è simbolo dell’origine della vita ed in senso più esteso di tutte le origini. Nei frammenti orfici, il n°32 ci dice: <<Tu troverai nella casa di Ade, a sinistra, una sorgente accanto ad essa un cipresso bianco (una Tuia conosciuta anche come l’albero della vita); fai attenzione a non avvicinarti a questa sorgente. Più avanti ne troverai un’altra, un’acqua fresca che sgorga dalla palude della memoria, vi sono guardiani davanti ad essa, di loro: <<-io sono il figlio della terra e del cielo stellato; lo sapete bene anche voi. Sono assetato e muoio, (sic) datemi dunque subito l’acqua fresca che sgorga dalla palude della memoria>>. Allora ti daranno l’acqua della sorgente divina e tu andrai in seguito a regnare tra gli eroi. La memoria ha una funzione primaria, perché nelle tradizioni pagane le anime bevono l’acqua del Lete, che è l’acqua dell’oblio, per poter rinascere sulla terra (confr. il VI° libro dell’Eneide). Qui al contrario si beve un’acqua che ridà la memoria della nostra origine divina facendoci rinascere su di un piano divino. Nell’Apocalisse viene detto: “Mi mostrò poi un fiume d’acqua viva come il cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’agnello.”
Nella leggenda del nostro secondo grado, si tratta di parole che simboleggiano spighe di grano, ruscelli e guadi, attraversando i quali, la conoscenza delle parola di passo, fa la differenza tra la vita,e la morte.
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La Tavola di Tracciamento
La tavola di tracciamento in questo grado è divisa in due parti. Nella parte inferiore vediamo l’interno del tempio, esso è aperto agli iniziati di grado intermedio, infatti la tenda in fondo che preclude la visione del tabernacolo è chiusa. È accessibile in questa fase soltanto la camera di mezzo che si intravede sulla sinistra.
Vediamo in questo caso quali sono i simboli da analizzare. nella tavola di tracciamento del secondo grado:
Il massimo esponente degli ermetisti alessandrini è senza dubbio Zosimo di Panopoli vissuto nel secondo secolo d.C. Questo autore ci ha lasciato dei testi che sono molto importanti per la comprensione dell’arte Regia e della massoneria. raccolti sotto forma di sogni, essi descrivono varie esperienze simboliche delle quali la più trasparente è quella che segue.
L’Autore viene incaricato, se vuole acquisire la conoscenza dei misteri, di mettersi all’opera ed erigere un tempio. Questo tempio dovrà essere costruito con una sola pietra bianca e rilucente come biacca o alabastro ed a forma di un cubo. (una pietra lavorata dunque, ed il tempio é anche simbolo del corpo umano spiritualizzato).
Questa costruzione non deve avere né inizio né fine (il nostro tempio infatti ha per volta il cielo stellato) e, al suo interno deve trovarsi una sorgente di acqua purissima, simboleggiante l’energia che noi utilizzeremo nella trasformazione, e dal tempio deve provenire una luce radiosa come il sole (la troviamo ad oriente del tempio). L’Adepto ora dovrà trovare e varcare l’ingresso ma dovrà anche impugnare una spada perché accanto alla porta si trova un drago o un serpente che fa da guardiano al tempio.
L’adepto dovrà ucciderlo e smembralo, raccoglierne i pezzi per farne dei gradini che dovrà usare per salire ed entrare. Quindi, simbolicamente, per entrare nel tempio si dovrà acquisire la conoscenza del drago o del serpente. Al giorno d’oggi noi, per passare, dobbiamo solo recitare le parole di passo al sorvegliante, ma non dobbiamo dimenticare che in inglese letteralmente si dice “guardiano” e, come il drago da affrontare, sta a guardia dei tesori del tempio. Il simbolismo del drago o del serpente nelle versioni più tarde, si é trasformato nel simbolo della scala a spirale o a hiocciola e ci rimanda ad un altro simbolismo: il cammino mistico avviene a spirale.
Entrato nel tempio, dopo aver varcato la porta, l’A. vedrà l’altare e, sopra, l’uomo di bronzo (che é la proiezione di se stesso) che avrà cambiato colore e sarà diventato d’argento e successivamente d’oro. Un particolare degno di nota é che non esiste l’angolo retto. In natura l’angolo retto é un tipico manufatto umano. Se ci guardiamo intorno, tutto ciò che é natura segue linee curve, ma c’é una sola eccezione ed é il cristallo di salgemma; il sale cavato dalle miniere è cristallizzato in forma cubica. Questa é la forma caratteristica della pietra lavorata e se consideriamo che nell’arte regia la combinazione del Solfo filosofico e del mercurio ermetico da origine al Sale ci rendiamo conto di quanto il nostro lavoro sia complesso.
Le due colonne
Le due colonne sono quelle descritte nel libro dei Re: “Hiram fuse due colonne di bronzo alte diciotto cubiti e dodici di circonferenza…..eresse le colonne nel vestibolo del tempio e chiamò la colonna destra Jachim e quella di sinistra Boaz”. (I Re 7,15) In realtà il simbolismo è più complesso innanzitutto è più antico perché risale all’antico Egitto infatti le due colonne erano il simbolo dell’unione fra il basso e l’alto Egitto, realizzata prima dell’età storica dai mitologici “Re Scorpioni” che secondo la storiografia egizia regnavano prima dei faraoni. Per estensione, quindi, le colonne rappresentano l’unità di tutto il popolo. Gli Ebrei acquisirono probabilmente questo simbolo durante la permanenza in Egitto. Le colonne erano anche simbolo del volere e della potenza divina: nel Vecchio Testamento l’Altissimo si manifesta frequentemente come una colonna di fuoco. Il fatto poi che fossero molto grandi vuote e che all’interno contenessero i libri sacri ci rafforza il concetto. I libri sono la legge del Signore e la sua saggezza, le colonne stesse simboleggiano il Signore e la sua forza.
i Due globi
I due globi sono raffigurazioni del giorno e della notte e rappresentano il tutto. Ci ricordano che il Grande Architetto é padrone del giorno e della notte, fanno riferimento al mezzogiorno ed alla mezzanotte ed al loro profondo significato iniziatico. Come nota René Guénon, il culmine del sole spirituale ha luogo a mezzanotte per analogia inversa con quello del sole fisico; l’iniziazione ai misteri antichi era assimilata al sole di mezzanotte.
Tutte le iniziazioni antiche avvenivano di notte, e quando, come nel mitraismo, questo non accadeva veniva creata una notte artificiale nel mitreo, che, anche se era frequentato di giorno, doveva sembrare frequentato di notte, con il suo soffitto con il cielo stellato dipinto e la struttura a finta grotta, perché la luce che doveva illuminare i presenti doveva brillare nel buio. La notte e la mezzanotte, che di questa è la profondità, deve far concentrare sulla propria interiorità perché nel nostro iniziale buio interiore comincia il viaggio che ci porterà a scoprire l’inestinguibile luce interiore. Ricordiamoci che in loggia quando i lavori sono aperti è sempre mezzanotte.
I melograni
Il melograno è simbolo di fertilità e di amore e da sempre in Palestina era usato come paragone nei canti d’amore, anche perché ne veniva estratta una bevanda blandamente alcolica la cui leggera ebbrezza era considerata una allegoria sia per gli innamorati che per i mistici. (vedi Omar Khayyam) Nell’ebraismo era simbolo dell’osservanza della legge ed era esposto nella festa delle capanne che ricordava i quarant’anni nel deserto, Nel corso della celebrazione veniva anche mangiato come benedizione di fertilità. Nel medio evo il frutto diventa simbolo delle numerose virtù di Maria. La forma sferica, poi, e i numerosi grani erano visti come simbolo del numero infinito delle qualità di Dio e della sua bontà. Nei misteri Eleusini il melograno rappresentava Persefone. Ricordiamo che quando fu rapita da Ade non toccò cibo durante la sua permanenza negli inferi (che sono una altra cosa dall’inferno cristiano) tranne tre grani di melograno e, per questo, dovette tornarvi come sposa di Ade. Nei misteri Eleusini il melograno era mezzo e viatico per accedere al mondo dell’aldilà e simbolo di immortalità.
La rete attorno alle due colonne
La rete attorno alle due colonne, allude a due cose strettamente correlate: S. Cristoforo e la Materia Prima della Grande Opera. S. Cristoforo era un pescatore che, secondo la leggenda, una notte portò sulle spalle un bambino che, mentre guadava un fiume, diventava sempre più pesante e che si rivelò essere Gesù Cristo sotto mentite spoglie.
Egli quindi portava sulle spalle il mondo intero e il suo creatore.
Cristoforo viene raffigurato con una cintura a forma di rete che, secondo gli alchimisti, ha lo stesso aspetto del solvente quando viene preparato canonicamente.
È il segno che i filosofi usano per indicare la virtù, la perfezione e l’estrema purezza.
La purificazione ulteriore di questo mercurio porterà alla comparsa, sulla sua superficie, del “Sale dei Saggi”, della “Stella dei Magi” simbolicamente quindi Cristoforo porta su di se come materia prima il “Re bambino”, “L’oro bambino” che si formerà sulla superficie del materiale fuso, nell’atanor dell’artista. Questi piccoli particolari sono molto importanti perché ci richiamano l’attenzione sulla discendenza, tra rosacroce ed alchimisti, con la massoneria.
La scala a chiocciola
Abbiamo già detto che i simboli del drago e della scala a chiocciola sono equivalenti ma è utile tornare su questi punti. Santa Perpetua la santa durante il suo martirio vede una scala di bronzo di straordinaria grandezza e sulla scala riposa un drago enorme, “Saturno salì per primo e arrivato alla sommità si volse e disse: << – Perpetua ti aiuto, ma fai attenzione a che il drago non ti morda e io gli dissi: – non mi morderà in nome di Gesù Cristo. Allora il drago come se mi temesse, sporse la testa da sotto la scala e io salendo il primo gradino gli calpestai il capo >> il commento di questa visione fa dire a S.Agostino che la testa del drago è il primo gradino della scala (S.Agostino, sermoni, 280,1) Il drago è un severo guardiano di tesori nascosti ma di tutti i tesori il più importante è “l’ombra”: il lato oscuro dentro di noi. Si anche questa è un tesoro. In tutte le saghe antiche l’eroe si trova invariabilmente davanti al drago, ma prima deve combattere un’altra battaglia: si deve rendere conto che l’ombra esiste e che egli, può subirla o trarne forza. E’ necessario, però, che egli si accordi con i suoi poteri distruttivi, se vuole diventare abbastanza temibile da vincere il drago. l’uomo non può trionfare se prima non ha dominato ed assimilato l’ombra (Jung). Diceva R.R.Rilke, nella lettera a un giovane poeta:<<Tutti i draghi della nostra vita sono forse delle principesse che attendono di vederci belli e coraggiosi. Tutte le cose terrificanti sono forse cose prive di soccorso in attesa del nostro aiuto>>.
Il grado di Maestro
Il Terzo Grado: Maestro
orte e Rinascita sono “Il Mistero” che gira intorno alle iniziazioni ai quattro angoli del mondo. Nel gelo della Siberia, lo sciamano sa che diventerà tale solo dopo la notte dell’iniziazione. Dopo, cioè, che avrà vissuto, oniricamente, la propria morte per mano degli spiriti che lo smembreranno, riducendolo ad un candido scheletro privo di ogni vitalità. Da ciò rinascerà un uomo nuovo che conosce il linguaggio degli spiriti e le forze della natura. Questa tradizione si perde nella notte dei tempi ed é pressappoco uguale a tutte le latitudini naturalmente tra i popoli primitivi. Per poter rinascere a vita nuova bisogna prima morire. Le differenze che incontriamo nelle culture più evolute sono dovute fondalmentalmente a motivi culturali, la percezione del medesimo effetto spirituale o animico é percepito in maniera diversa.
Nel rituale Emulation, durante la cerimonia di elevazione al grado di maestro, viene posta l’attenzione soprattutto sul sacrificio del maestro Hiram Abif, quale esempio di eroismo e di sacrificio che preferì morire piuttosto che rivelare i segreti da lui custoditi.
Non c’é dubbio che questo concetto sia prioritario e lo sia stato massimamente al tempo del Compagnonaggio di mestiere o delle Gilde medievali dove era fondamentale non far trasparire le tecniche proprie della confraternita, ed il segreto costituiva un forte legante per tutti i membri. Porre l’accento su di un aspetto del problema, però, ne mette in ombra altri che traspaiono appena. Possiamo affermare che il terzo grado é in un certo qual modo “incompleto”: la lacuna verrà colmata nell’Arco Reale. Questa condizione, tuttavia, ci induce a percepire quello che non viene detto ma deve essere “realizzato”; In questo caso la morte e la rinascita.
<< Ciò che tu semini non prende vita se prima non muore, e quello che semini non é il corpo che nascerà ma un semplice seme,… così anche la resurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina un corpo animale risorge un corpo spirituale>> (I° lettera ai Corinzi 15, 36-45).
La morte ed il ritrovamento del corpo del maestro hanno come contropartita la rinascita spirituale dell’adepto che in questo modo, acquisendo i segreti che gli competono, fa nascere il germe spirituale dentro di sé.
Il ritrovamento del corpo del maestro e l’elevazione spirituale dei discepoli si ritrova in tante tradizioni. Nella “Fama Fraternitatis”, ad esempio, l’apertura della tomba del maestro Rosenkreutz scoperta casualmente dopo 120 anni e la perfetta conservazione del suo corpo incorrotto ha come conseguenza che tutti i discepoli presenti cambino aspetto fisico e finiscano per assomigliare, chi più, chi meno, al maestro stesso. Questo ci ricorda un’altro simbolismo: quello della Pentecoste (festa un poco trascurata in ambito Cattolico ma tenuta in gran considerazione tra i Protestanti). Anche qui i discepoli si sono riuniti in una casa, “con le porte chiuse, si sentì all’improvviso un rombo come di vento forte, apparvero su di loro lingue di fuoco, e pervasi dallo spirito santo cominciarono a parlare lingue diverse”. (atti d.Ap. 2,2-4) Diodoro Siculo, che a Roma aveva tradotto in latino il mito di Osiride, narra che “Il dio all’uscita del tempio cadeva sotto i colpi di Set (Tifone) suo fratello. Nei misteri si simulavano attorno al corpo del dio lamentazioni funebri, lo si seppelliva secondo i riti; poi Set era vinto da Horus e da Iside, e Osiride a cui la vita era resa, rientrava nel suo tempio dopo aver trionfato sulla morte. Il mito era rappresentato anche a Roma tra pianti desolati dei preti e dei fedeli poi il corpo smembrato veniva ritrovato ricomposto e rianimato tra manifestazioni di giubilo.
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Spostiamoci ora nell’antichità ai tempi dell’Egitto antico.
Quando venivano celebrati i misteri di Osiride i sacerdoti portavano in processione nel tempio una cassa di legno, questa aveva degli appositi anelli in cui venivano infilate delle aste per poterla sollevare e trasportare. La stessa veniva fatta circolare nel tempio, che aveva forma rettangolare, in senso orario. Dalla cassa, che simboleggiava la bara di Osiride, ucciso dal perfido fratello Seth, fuoriusciva un arbusto di acacia che, perciò, veniva chiamata “Osiride che si slancia”. La pianta di Acacia era per gli Egizi un simbolo molto importante era Osiride stesso. Per questo veniva nominata raramente e sempre con molto rispetto. Essa era simbolo di resurrezione perché anche nel deserto più arido riusciva comunque a crescere ed anche a fiorire. Agli antichi popoli doveva sembrare un miracolo, ogni volta vedere uscire dal legno apparentemente morto delle tenere foglioline verdi. Osiride pertanto era raffigurato di colore verde. Non é senza significato il fatto che la corona di spine messa a Gesù fosse costituita da rami di acacia, e che anche l’Arca dell’Alleanza degli ebrei fosse dello stesso legno.
Nella trasposizione delle nostre leggende, Hiram Abif, dopo che ne erano state scoperte le spoglie mortali, viene pietosamente ricoperto e per segnalarne il sito viene trapiantata una pianta di acacia. Per analogia nella tavola e nel tappeto della elevazione, noi facciamo risorgere Hiram nella persona del fratello elevato che impersona lo psicodramma della rinascita. La bara ivi rappresentata é stata ideata perché il maestro elevando, deve vivere emozionalmente la sua morte e quella di Hiram perché solo così, coinvolgendo tutto il proprio essere, si ottiene quel particolare stato di coscienza che apre gli arrugginiti cancelli dello spirito.
La morte di Osiride ed il suo smembramento iniziano il ciclo dei “Misteri Isiaci”. Il dio é stato ucciso con l’inganno, chiuso in una cassa sigillata con piombo fuso, abbandonata nel Nilo, finché Iside la ritrova e libera il suo sposo.
Le iniziazioni di più alto grado avvenivano nell’antico Egitto non già nei templi deputati a celebrare l’epopea della divinità ma nella piramide.
Monumentale raffigurazione del mondo dell’aldilà. La sua struttura vista in sezione é sovrapponibile alle raffigurazioni del “Maet” che era l’aldilà per gli egizi, quantomeno nei dipinti che raffigurano entrambi. La piramide che in Egitto veniva chiamata “mer” aveva come significato “luogo dell’ascesa o strumento di ascesa” (come fosse una scala: tra l’altro le certose e i conventi cistercensi erano chiamate “Scala Dei”) L’adepto veniva fatto camminare all’interno di essa nei vari livelli, andava nel sottosuolo che era una camera disposta a vari metri di profondità nel suo basamento roccioso, poi risaliva, camminando in alcuni tratti dritto, in altri incurvato, simboleggiando il percorso del sole nel mondo dei morti viaggio che, secondo gli antichi l’astro ripeteva ogni notte. Arrivato nella camera centrale, l’adepto, identificato con Osiride, veniva deposto nella cassa di granito al centro della stanza, qui simbolicamente moriva per far nascere l’uomo nuovo. L’arrivo del sacerdote che impersonava un dio dell’oltretomba (Thot) aveva il potere di riportarlo in vita ricostituendone l’unità fisica e psichica perché da quel che sembra, questa esperienza veniva vissuta in uno stato di coscienza alterato. La presenza del Gran Sacerdote-Osiride serviva a riunire le parti dell’essere corpo anima e psiche che erano state virtualmente separate.
Ci racconta Anderson nel suo commento alla leggenda del 3° grado “L’accidente pel quale il corpo del maestro Hiram fu trovato sembra alludere al VI° libro dell’Eneide.
Anchise era morto ed Enea suo figlio sentiva il bisogno di parlare con lui e consultò la Sibilla Cumana che lo incoraggiò, ma gli disse che non sarebbe riuscito, a meno di non recarsi in un certo luoo per cogliere un ramoscello d’oro, che avrebbe dovuto portare in mano. Anchise il grande patriarca, non avrebbe potuto essere scoperto senza l’aiuto di un ramoscello, che fu colto con grande facilità da un albero; nè, pare, Hiram il grande maestro della massoneria, avrebbe potuto essere trovato altrimenti che con l’indicazione di un ramoscello, che facilmente si presentò”.
L’idea centrale dei misteri massonici é dunque l’antica idea mediterranea, della sopravvivenza di pochi eletti o iniziati, della resurrezione dalla morte, e l’immortalità, della palingenesi insomma, conseguita attraverso la morte mistica. E’ una idea condivisa dagli Egizi, i seguaci dei misteri Orfici, dai Pitagorei, dagli Ermetisti, é la ragione dei misteri di Eleusi, di Cerere, di Mithra. Nella loro visione escatologica, infatti tutti gli uomini condividono lo stesso destino che li porta dalla nascita alla morte, ma mentre la maggior parte degli uomini dopo la morte entra nel regno delle ombre, pallido ricordo dell’uomo com’era da vivo, dove si sta privi di coscienza, di emozioni e di ricordi, gli altri, gli iniziati ai misteri che sono già morti simbolicamente nella cerimonia dell’ iniziazione, vivono in uno stato di immortalità. L’iniziato è dunque, come la parte di mezzo della clessidra in contatto contemporaneo con due mondi diversi. L’adepto, avendo accesso ad entrambi i mondi ,acquisisce una conoscenza e una consapevolezza sempre più profonda, e nel momento della morte fisica, vissuta con distacco perché é solo la separazione del veicolo terrestre, rinasce entrando compiutamente nel regno, dei saggi degli eroi e dei semidei.
La tavola di Loggia
L’emblema è diviso come quello del grado precedente in più parti, la parte superiore raffigura un arbusto di Acacia, collocato in una porzione del quadro più chiara, per simboleggiare che si trova al disopra del terreno, mentre tutto il resto é sottoterra. Del simbolismo abbiamo gia parlato ma è opportuno ricordare che in greco il nome acacia significa innocenza. Al di sotto vi è una bara di legno, sulla cui parte superiore sono visibili i simboli muratori propri del grado, soprattutto il cerchio o centro che simboleggia la perfezione raggiunta nella costruzione. Nell’ermetismo il cerchio simboleggia la materia prima, che viene appunto rappresentata come un cerchio da cui sorgono i quattro elementi. Il processo aureo inizia e finisce con la stessa figura, cui nella fase finale si aggiunge un punto: il simbolo aureo e solare. L’opera è rotonda diceva H.Khunrath (1597) sottointendendo il processo circolatorio, che conduce dal sole nero al sole aureo della perfezione. In tutte le immagini alchemiche questa fase è sempre raffigurata con uno scheletro ed un sole nero. Qui invece tutto è sintetizzato dal teschio con i femori incrociati Accanto al cerchio ci sono dei segni che nell’alfabeto massonico rappresentano rispettivamente la lettera A e la lettera E, nel rettangolo sotto il teschio è riportata la data dell’anno iniziatico a cui vanno aggiunti gli anni storici. In entrambi i lati la lettera ebraica “He”. Sotto, di nuovo delle lettere massoniche ripetute due volte “C N”.
La parte inferiore della tavola evidenzia una pergamena sapientemente tenuta aperta dagli attrezzi del mestiere, raffigurante, a sinistra, la stella e il triangolo e a destra l’immagine del tempio di Re Salomone, ma questa volta la tenda del tabernacolo è aperta e si vede chiaramente l’arca dell’alleanza con i due cherubini inginocchiati sopra.
Questo significa che in questa fase si è raggiunto quel livello spirituale che permetteva ai sacerdoti del tempio di presentarsi al cospetto del Signore.