L’altare nell’Arco Reale
’altare nell’Arco Reale di Gerusalemme è molto particolare innanzi tutto notiamo che è posto al centro di due triangoli sovrapposti, formati con sei candelabri disposti come la stella di Salomone. L’altare con le sue luci è il nucleo del capitolo, esso è di pietra bianca perché simbolo di perfezione, e del Tempio che l’Adepto doveva edificare per compiere l’opera, come ci raccontano Zosimo e Democrito che sono i maggiori rappresentanti dell’alchimia greco-alessandrina del primo e secondo secolo d.C..
L’altare è formato da un doppio cubo sovrapposto, che come ci ricorda Renè Guénon riportava alla forma del tempio massonico, perché la Loggia propriamente detta è un quadrato lungo, in realtà un doppio quadrato, essendo la lunghezza (da oriente a occidente) doppia della larghezza (da nord a mezzogiorno).
I due triangoli, il piccolo con il vertice in basso inscritto nel grande con il vertice in alto, ci riportano nuovamente al simbolismo della caverna che è anche accesso all’ermetico monte degli adepti, da cui si accede all’asse del mondo, e al suo vertice. Come nel paradiso di Dante, entriamo negli inferi e, alla fine del percorso, prima in discesa e poi in salita ci troviamo in paradiso al cospetto dell’Altissimo. Ma anche Enea, grazie alla Sibilla Cumana, entra nell’Ade per poi concludere il suo viaggio nei campi elisi.
Le luci delle candele sono la raffigurazione tridimensionale della stella fiammeggiante a sei punte. Il simbolo della stella di Davide fiammeggiante si presenta come un gradino successivo a quello del terzo grado. Siamo passati attraverso la porta della stella a cinque punte nel terzo grado e dobbiamo passare attraverso la porta dell’esalfa tridimensionale, fiammeggiante, nell’Arco Reale. Oltre cui c’è solo il Grande Architetto.